CHIESE CAMPESTRI e  LE ALTRE


11 PAESI DEL LAGO | CHIESE CAMPESTRI: 21+2 | ALTRE CHIESE: 

  1. AIDOMAGGIORE      S. Barbara - Santa Greca - Madonna delle Grazie || S. Maria delle Palme - San Gavino
  2. ARDAULI                    S. Quirico - S. Antonio abate - Santi Cosma e Daminao || Madonna del Buon Cammino
  3. BIDONI                       S. Maria di Ossolo || S. Giovanni Battista - S. Pietro
  4. BUSACHI                   S. Susanna  || Sant'Antonio da Padova - S. Bernardino - Collegiu - S. Domenico
  5. GHILARZA                 N. S. Ausiliatrice Trempu  - N. S. del Carmine - S. Giovanni - S. Michele - S. Serafino  I|                                      B. V. Immacolata - S. Antioco - S. Giorgio - S. Lucia - S. Palmerio.
  6. NUGHEDU                 S. Basilio Magno  || S. Giacomo apostolo
  7. SEDILO                       S. Costantino M S. Giacomo apostolo || S. Giovanni Battista - Il Carmine - S. Basilio M.
  8. SODDÌ                        La Maddalena || Santo Spirito
  9. SORRADILE               S. Giovanni del Bosco - S. M. Turrana - S. Nicola di Nurotzo || S. Sebastiano - S. Croce
  10. TADASUNI                 S. Michele || S. Lorenzo - S. Croce
  11.  ULA TIRSO               S. Isidoro - S. Chiara || S. Andrea 
ALTRI 3 PAESI E CHIESE 

A.      BORONEDDU              Santissimo Salvatore || S. Lorenzo 

B.      ZURI                               S. Pietro
C.      NEONELI                       S'Angelu || S. Pietro 

1.1. AIDOMAGGIORE. SANTA GRECA

SANTA GRECA

La Chiesa padronale fu costruita nel 1797 nello stesso spazio in cui si ergeva la più antica Chiesa dedicata a Santa Giusta edificata, a sua volta, sui ruderi di un campo romano. I resti ritrovati dei vari insediamenti nel perimetro dell'area di Santa Greca sono numerosi. Non lontano dal novenario, ad esempio, si possono incontrare i nuraghi di Atos, Mura e Logu, Uras ed altri monumenti archeologici. La posizione adiacente del nuraghe e dei tre betili ritrovati nelle vicinanze della Chiesa induce gli studiosi a credere che nella zona vi fossero insediamenti umani fin dall'epoca nuragica. Inoltre, diversi ritrovamenti archeologici di epoca romana dimostrano un insediamento permanente in quella zona dei soldati dell'Impero.

Il periodo ''buio'' (in quanto scevro di notizie storiche) dell'Alto Medioevo si protrae, purtroppo, per la nostra chiesa, fino al 1797 data in cui il santuario fu, appunto, ricostruito. Per grazia ricevuta, la famiglia Putzolu chiese ed ottenne il permesso di ricostruire la Chiesa da parte del Vescovo di Oristano Monsignor Francesco Sisternes de Oblites (28 settembre 1798 - 21 giugno 1812).La novena inizia il giorno 5 del mese di maggio e termina il giorno 13 con la celebrazione del Vespro. Il 14 è il giorno della festa. La novena consiste nella recita del Rosario, delle Litanie , della Preghiera a Santa Greca e il canto della "Laude" dedicata alla Santa a cura della famiglia Putzulu, senza l'intervento del Parroco di Aidomaggiore. Ogni giorno, dopo la novena, e il giorno della festa dopo la Messa, c'è l'invito di dolci, bibite e buon vino alle persone che hanno partecipato. Ex sito comune di Aidomaggiore.

1.2. AIDOMAGGIORE. SANTA BARBARA

SANTA BARBARA

La peste nera fu presumibilmente la causa che costrinse gli abitanti di Ruinas a trasferirsi ad Aidomaggiore, che fece proprio il culto per la martire di Nicomedia. Oggi, con grande devozione, i fedeli accorrono numerosi nella sua chiesa campestre, tre volte all'anno: il tre e quattro dicembre per la festa liturgica religiosa, quindi a maggio in occasione della novena e, infine, l'ultima domenica di agosto per la festa solenne preceduta dalla novena.

La prima costruzione della chiesa fu di origine bizantina. Dalle antiche decorazioni presenti si desume la trasformazione da chiesa bizantina a chiesa aragonese. Durante il periodo aragonese, e quando Ruinas era già disabitata, la chiesa fu ampliata e ristrutturata con archi a sostegno del tetto. Tali archi sostenuti da spessi muri diedero origine alle cappelle laterali, tre per parte.

Nel 1954, come indicato in un epigrafe in trachite, murata sopra il portale della facciata, la chiesa fu ricostruita totalmente, in seguito al pessimo stato di conservazione delle strutture che minacciavano di crollare. Finanziamenti pubblici ne arrivarono molto pochi. Fu tutto il paese a collaborare con generoso slancio. Vi partecipò ogni categoria di persone, chi con il lavoro materiale, chi con l'offerta di denaro, di generi vari, chi con giornate ed ore di lavoro gratuito, con la speranza di poter vedere ricostruita al più presto la chiesa della nostra santa. Don Tonino Carboni - Ex sito comuneAidomaggiore

1.3. AIDOMAGGIORE. SANTA MARIA DELLE GRAZIE

SANTA MARIA DELLE GRAZIE

La chiesa di Santa Maria delle Grazie o Santa Maria de Orraccu, sorge al termina di una ''lingua'' basaltica che separa la valle di Aidomaggiore da quella di Abbasanta e Norbello. La splendida posizione geografica consente un'ampia visuale sul lago Omodeo che arriva fino ai monti della Barbagia e del Mandrolisai. Queste caratteristiche consentirono al sito in cui sorge la Chiesa di esser altamente valorizzato da tempi memorabili come luogo strategico e di difesa, tanto che ancora oggi è denominato ''Sa Bastia''.

Le origini della Chiesa restane incerte. Il primo documento a nostra disposizione risale al 1242 e si riferisce alla donazione della nostra Chiesa fatta da un certo ''Donnu Petru Murtinu'' al Priore Arrigo di S. Maria di Bonarcado. Oggi l'antica Chiesa del 1242 non esiste più, quella attuale è del XVII secolo come testimonia l'altare in trachite rosa presente al suo interno.

La festa si celebra l'8 settembre e termina col ritorno in processione della statua di Maria Bambina nella Chiesa di S. Maria delle Palme in Aidomaggiore. Il venerdì successivo alla festa di Santa Barbara (ultima domenica di agosto) inizia la Novena di Santa Maria.

Ex sito https://win.comuneaidomaggiore.it/tradizioniA/santa_maria/santa_maria.htm.

2.1. ARDAULI. SANT'ANTONIO ABATE

SANT'ANTONIO ABATE


  • Sant'Antonio "de su fogu"; (abate) festeggiato nel mese di gennaio nella chiesetta a lui dedicata con l'accensione di un falò e l'offerta da parte degli organizzatori di dolci tipici del posto e vino. Il giorno prima della festa del santo, nel pomeriggio, i bambini escono con dei sacchetti e bussando nelle case chiedono "su panizzeddu", dolce principalmente composto da frutta secca che viene preparato in altri posti anche per la festa dei morti il 2 novembre.
    Fonte

2.2. ARDAULI. SAN QUIRICO

SAN QUIRICO

La chiesa campestre San Quirico, scelta per il cammino lento nel Barigadu Around the Lake, dista 2,5 Km dalla parrocchiale B. V. del Buon Cammino di Ardauli. La tradizione vuole che i Quirico e la madre Giulitta vengano portati in processione a piedi dalla parrocchiale sino al novenario passando per su cammineddu Sardu, uno stradello di campagna che arriva sino al novenario; al termine della festa, i simulacri vengono riportati in paese. Per l'intera durata del novenario di agosto, i pellegrini dimorano nei "muristenes" dove, la sera, ancora oggi, si organizzano balli e canti. Inoltre, di grande importanza è "sa notte e sa chena" (la notte della cena) quando si organizza una rassegna culinaria di prodotti tipici del posto: a base di ravioli di patate e de s'ortau (un preparato di carne di maiale, formaggi e spezie, che viene bollito e quindi arrostito).Le celebrazioni avvengono 3 volte durante l'anno. Si comincia il lunedì di pasquetta per poi proseguire il giorno della festa liturgica, il 15 Luglio, e si conclude ad agosto (16-24) in occasione della novena. Il novenario presenta un solo corpo di muristenes, posizionato a sud della chiesa.Non si segnalano particolari elementi di pregio architettonico del complesso chiesastico, peraltro profondamente rimaneggiato nel corso degli ultimi decenni; di notevole valore, invece, il contesto paesaggistico, in quanto la chiesa sorge su una terrazza naturale che sovrasta il lago Omodeo. Durante le giornate prive di nebbia, è un incanto ammirare i diversi centri che si scorgono e, in anteprima, scorgere la meta di questo cammino: Tadasuni e la chiesa campestre dedicata all'Arcangelo San Michele (XVII secolo).

Fonte: https://viaggiart.com/ardauli  

BIDONì. SANTA MARIA OSSOLO 

SANTA MARIA OSSOLO


Il novenario campestre di Santa Maria di Ossolo, costruito nel 1632, così come oggi lo vediamo è frutto di interventi di restauro relativamente recenti. L'8 settembre si celebra la festa della santa la cui statua viene trasferita dalla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista all'omonima chiesa il 29 agosto per la celebrazione della novena. Fonte: Sito Comune

BUSACHI. SANTA SUSANNA

SANTA SUSANNA

Il villaggio campestre sorge al di fuori del paese, nell'adiacente vallata di Moddamene, attorniata da piccole case che, insieme ad essa, costituiscono uno dei villaggi campestri di epoca medievale meglio conservati della zona.

Vi si accede da un ampio portale spagnolesco sormontato da una croce e si giunge subito alla chiesa edificata dai romani al di sopra di una sommità dove, presumibilmente, sorgeva un tempio pagano.

La chiesa campestre di Santa Susanna, documentata dal 1341, consacrata nel 1349 e già parrocchiale di un villaggio spopolato, si trova a circa 5 km a sud dell'abitato di Busachi. La facciata, di grande interesse, ospita ancora decori ceramici ben conservati, risalenti al XIV secolo. All'interno si trovano diversi affreschi sulla vita della santa alla quale è dedicata la chiesa, risalenti ai primi dell'Ottocento. Attualmente la chiesa è meta di una processione che si svolge nel mese di agosto con il trasporto di un simulacro della santa, una messa con panegirico e festeggiamenti che richiamano numerosi fedeli.

Fu consacrata nel 1349 e dedicata oltre a Santa Susanna anche a Santa Barbara e San Biagio.

La chiesa in stile gotico-giudicale presenta due portici: uno antistante, S'Accraru, risalente al 1700 ed uno contemporaneo dell'impianto originario, S'Istaulleddu. Presenta numerosi elementi caratteristici: il campanile a vela, il portoncino d'ingresso a sesto acuto e, sopra di questo, le maioliche incastonate. Queste ultime di fattura molto buona e non riconducibile ai lavori di artigiani locali. sono la testimonianza degli scambi arabo-ispanici o arabo-siculi che in quel tempo facevano della nostra isola il centro dei traffici nel mediterraneo.

All'interno la chiesa conserva grandi affreschi datati 1755, che avvolgono interamente le pareti e la volta e attraverso delle sequenze narrano le vicende della Santa. Tra gli altri arredi sono presenti una preziosa acquasantiera in trachite grigia di epoca bizantina ed un'antichissima statua della Santa in legno policromo in cima all'altare.

Leggenda

In questa località, come in altri luoghi della Sardegna, vi è un riferimento alla peste che, intorno al 1650, imperversò a Moddammene e costrinse gli abitanti ad insediarsi presso il rione busachese denominato Ligios. Secondo la leggenda la rimozione del simulacro della Santa posta sull'altare causerebbe il diffondersi della musca maghedda seminando morte e distruzione. Fonte: Sito Comune

GHILARZA. SAN GIOVANNI

SAN GIOVANNI

La località, in agro di Ghilarza, è situata sul versante orientale dell'altopiano basaltico, in posizione dominante un tratto del fiume Tirso. Attualmente in essa sorge un piccolo insediamento temporaneo (novenario) sviluppato intorni all'edificio di culto. L'assetto attuale delle chiesa è il risultato de alcuni importanti interventi di restauro che ne hanno alterato l'aspetto originario: aula rettangolare, copertura lignea con incannicciata, manto di tegole e loggia nel prospetto.. Non aveva finestre né sagrestia. Le persone che partecipavano alla novena potevano trascorrere la notte dietro l'altare, ma non appena furono costruiti i muristenes, il coro riebbe la sua antica funzione di sagrestia. Nel 1856 fu rifatto l' altare, nel 1863 vi fu trasferito il pulpito di San Michele e nel 1894, per sostenere il tetto ligneo, furono costruiti quattro archi.. Non ebbe la statua del santo titolare prima del 1875, anno in cui fu ordinata allo scultore Luigi Caputo. Quando il vicino edificio di Sa Defensa fu dichiarato inagibile , la chiesa di San Giovanni né ospitò la statua, in una nicchia aperta nel presbiterio. Nel secolo scorso furono riprese e consolidate le murature; il tetto in legno fu sostituito da un solaio in cemento armato;fu costruito anche un ambiente con funzione di sacrestia e fu eliminata la piccola loggia davanti all'ingresso principale. La muratura è in pietra a vista , ma la facciata è rivestita da intonaco. La documentazione di questa chiesa non va oltre il secolo XIX; l'impianto recente porta a credere che la sua costruzione sia stata determinata dalla necessità del contadini di avere un punto di riferimento e di appoggio durante i lavori agricoli stagionali.  Fonte: sito parrocchiale di Ghilarza.

GHILARZA. TREMPU: VERGINE MARIA AUSILIATRICE

Trempu. Muristenes
Trempu. Muristenes
Trempu. Muristenes
Trempu. Muristenes

TREMPU. N.S. MARIA AUSILIATRICE
Già Nostra Signora di Monserrato e ancor prima Nostra Signora delle Grazie.


 Trempu è il toponimo di una zona ricca di testimonianze del periodo nuragico e romano, percorsa dalla strada che congiungeva Forum Traiani con Ad Medias, in agro di Ghilarza.

Le notizie relative alla chiesa si traggono dai libri della contabilità ma essi non vanno oltre il secolo XVIV, tempo in cui l'edificio fu completamente ristrutturato perché ormai vetusto, forse in abbandono, se nel 1715 si parla del suo abbandono. Al di là delle varie ipotesi, un edificio religioso rurale, in abbandono nel secolo XVIII, presentava probabilmente quelle caratteristiche che informavano tutte le chiese rurali medievali:aula rettangolare ad una sola navata, ricoperta da incannicciata con manto di tegole; non sempre era presente l'abside. Il sistema costruttivo, muratura irregolare di pezzame di basalto, con numerose zeppe, associato all'abbandono nel tempo della frequentazione da parte dei fedeli, hanno spesso determinato il totale deperimento di questi edifici. Di molti di essi è rimasto solo il ricordo e i nome del luogo nel quale la chiesa sorgeva; di altri, pur conservandosi la strutture, i numerosi interventi di restauro e di consolidamento hanno completamente alterato l' aspetto originario. È, quest'ultimo il caso di Trempu. Nel 1715 si ristrutturò l'edificio, ma a metà del secolo le sue condizioni erano così precarie che già dopo quaranta anni, nel 1757, essa fu interdetta. Le carestie del 1780, del 1795 e del 1799 impedirono che si provvedesse alla riparazione dell'edificio. Nel 1804 furono eseguiti lavori di restauro nella strada romana che sfiorava l'insediamento, ma gli operai alloggiati nei muristene li devastarono e contribuirono al completo crollo della chiesa. Seguirono duri anni per la comunità di Ghilarza: le carestie si susseguirono negli anni 1809,1812 e nel 1816 e solo nel 1827, dopo 112 anni, la chiesa fu restaurata da due obrieri, Michele Licheri Fadda e Antonio Manca Flores. Le autorità religiose non ritennero però opportuno permettere l'officiatura della chiesa, che fu di nuovo abbandonata e ridotta a un cumulo di rovine. Solo nelle prima metà del secolo XX, l'edificio fu ricostruito per l'interesse e la cura di un anziana donna Battistina Porcu, che raccolse le offerte necessarie per la sua ricostruzione, interessò le autorità ecclesiastiche, e riuscì finalmente a far riconsacrare la chiesa ed aprirla al culto. Oltre le vicende legate all'economia stentata del tempo, la chiesa ebbe diverse intitolazioni. Nei libri parrocchiali del XVII secolo è chiamata Nostra Signora delle Grazie, nel Settecento Nostra Signora di Monserrato e attualmente è dedicata alla Vergine Maria Ausiliatrice. La chiesa di piccole dimensioni, sorge su un basamano rilevato, ha pianta rettangolare, unica navata, abside quadrata orientata ad est; la copertura in legno è stata demolita in epoca recente e sostituita con solaio in cemento armato a doppia falda. La muratura è in pietra trachitica a vista, legata con abbondante malta di calce. Maria Manconi  Ex sito parrocchiale

GHILARZA. SAN MICHELE

San Michele. Muristenes
San Michele. Muristenes
San Michele. Abbeveratoio
San Michele. Abbeveratoio

SAN MICHELE 

Al limite estremo dell'altipiano che venendo da Ghilarza domina il lago Omodeo e le propaggini del Barigadu, sorge il novenario di S. Michele. Certamente la sua venerazione dovette essere praticata già nella Sardegna bizantina, come dimostra anche la circostanza che il nome personale MICHALI, MIGALI, MIAILI, sia ricorrente nei documenti logudoresi antichi. Esso proviene senza dubbio dal greco-bizantino.

Stando alla letteratura storica sull'argomento, le prime notizie su questo culto in Sardegna risalgono al tempo di Papa Leone IV (850-854), il quale, in una lettera all'Arcivescovo di Cagliari, Giovanni, si riferì al predecessore di costui, l'Arcivescovo Arsenio che aveva consacrato l'altare di una chiesa dedicata all'Arcangelo Michele. Vi sono però alcune riserve riguardo la penetrazione di tale culto in Sardegna interamente per opera degli ecclesiastici bizantini, se è vero, infatti, che la venerazione per S. Michele è conosciuta in Oriente a partire dal V secolo è attestata nello stesso periodo anche per l'Occidente.

La Chiesa orientale celebrava in date diverse la festività del Santo: l'8 novembre a Bisanzio, il 12 giugno in Egitto e il 6 settembre in Siria. Invece la Chiesa occidentale aveva fissato due ricorrenze: una, di origine romana, il 30 settembre secondo il Sacramentario Leoniano, l'altra il 29 dello stesso mese secondo il Sacramentario Gelasiano, quello Gregoriano e il martirologio Geronimiano. Un'altra ricorrenza di carattere locale, proprio della chiesa di Siponto, fissa l'8 maggio, in ricordo della dedica di un Santuario in onore del Santo sul Monte Gargano. Quest'ultima festività è quella adottata nel culto ghilarzese per la novena del Santo. Nel resto della Sardegna sappiamo che a partire dal XIV secolo la festa di S. Michele si celebra nel mese di settembre; infatti, gli Statuti sassaresi (capitolo XLI) accennano alla festa de Santu Miali de Capitanni (San Michele di settembre) e gli elenchi delle rendite pisane del Giudicato di Cagliari recano ugualmente un Festum Sancti Michaelis de mense septembre. Tuttavia è molto difficile attestare secondo quale calendario la Sardegna abbia accolto inizialmente il culto di S. Michele e quindi quale sia stata la matrice storica della sua venerazione nell'isola.

Disquisizioni sulle radici del culto a parte, rientriamo ora nello specifico del S. Michele 'ghilarzese': la sua chiesa ha un'unica navata, originariamente coperta con tetto ligneo e terminante con un abside semicircolare che fu nel 1846 sostituita da un vano della stessa larghezza della chiesa, per cui oggi, questa si presenta, rispetto alle altre chiese campestri, con uno schema planimetrico piuttosto allungato.

San Michele era chiesa di Urri, un villaggio scomparso prima del XVI sec., infatti, compare in un documento del 1551 come 'Vila real de Sanct Miguel de Urri desplobada''.

Le notizie di archivio risalgono al XVII secolo e le più antiche riguardano la loggia che riparava l'ingresso principale dai venti freddi. Si intervenne per restauri negli anni 1686, 1697, essa venne poi smantellata nella metà del secolo scorso.

Nel 1686 vi era un solo muristene; nel 1689 se ne costruì un altro per il cappellano. Nel 1702 le capriate di legno furono sostituite da una struttura ad archi e la facciata ebbe un arco barocco.

I muristenes alla fine del secolo scorso XIX erano 15 di cui 9 appartenenti al Santo e 6 a privati; aumentarono di numero nel secolo successivo disponendosi lungo ''sa cortiza'' del santuario in modo da formare una quadrilatero irregolare. Oggi il novenario è ancora in espansione, con una costante partecipazione dei fedeli ghilarzesi alla novena celebrata nella tiepida cornice del maggio mediterraneo. Ex sito parrocchiale

GHILARZA. SAN SERAFINO 

GHILARZA. San Serafino, tetti e sullo sfondo il lago Omodeo
GHILARZA. San Serafino, tetti e sullo sfondo il lago Omodeo
San Serafino. Panorama del sagrato
San Serafino. Panorama del sagrato

SAN SERAFINO


La chiesa di San Raffaele Arcangelo sorge sulle pendici verdeggianti dell'altopiano di Perda 'e pranu, che spicca in un'ansa del bellissimo lago Omodeo poco distante dalla vecchia diga di Santa Chiara.

Il santuario e il novenario di san Serafino furono impiantati su una chiesa bizantina del VII secolo, a sua volta sorta probabilmente su vestigia romane, di cui sono testimoni ceramiche di epoca tardo-imperiale rinvenute durante i lavori di restauro del santuario (1950). Alla costruzione bizantina venne sovrapposta un'altra, fatta erigere nel periodo giudicale da Mariano IV di Arborea, tra il 1352 ed il 1376, con pianta rettangolare, abside semicircolare e copertura a capriate lignee, su archi disposti trasversalmente, secondo una tecnica diffusa dagli aragonesi.

Conservò il suo aspetto medioevale fino al 1884 quando furono aggiunte due cappelle laterali, così da assumere l'attuale struttura cruciforme. L'unico ambiente rettangolare è ricoperto con tetto ligneo su capriate e si chiude con un'abside semicircolare. Rimangono le decorazioni esterne: sulla porta trecentesca del prospetto, si puo notare una luce a forma di croce e una formella con l'Agnus Dei, mentre nella fiancata meridionale è conservata una porta ad arco acuto, sopra la quale è scolpito un albero sradicato, forse il più antico stemma del giudicato d'Arborea. Sull'architrave è rappresentato un san Serafino assieme a ecclesiastici e personaggi di alto rango tra i quali probabilmente il giudice Mariano IV e dietro di lui la moglie Timbora de Roccabertì, riconoscibili entrambi per il loro abbigliamento regale.

Al Seicento risale il pulpito di cui oggi rimane una bella colonna in trachite, con in rilievo visi angelici e la 'mostra' della vite, motivi tipici dell'arte minore sarda.

Attorno alla chiesa ci sono sos muristenes, 'casette' per accogliere fedeli e forestieri, sorte a partire dal 1600: il novenario di san Serafino ne conta 103, abitate e molto frequentate in occasione dei nove giorni di celebrazioni in suo onore. Il santuario è ricco di riferimenti sociali e culturali, esprime il senso profondo di una comunità, trattenendo echi e suggestioni secolari.

fonti: www.sardegnaturismo.it e www.comune.ghilarza.or.it.

NUGHEDU SANTA VITORIA. SAN BASILIO

NUGHEDU SANTA VITORIA. La chiesa San Basilio Magno
NUGHEDU SANTA VITORIA. La chiesa San Basilio Magno

SAN BASILIO MAGNO

San Basilio Magno è un novenario campestre situato a 2 km dal centro abitato di Nughedu S. Vittoria. La chiesa è stata realizzata in stile tardo gotico - catalano risalente al 1600, presenta un porticato sorretto da otto colone su un lato e i caratteristici muristenes dall'altro. Dalle linee architettoniche semplici, la chiesa è databile nelle forme attuali al primo trentennio del XVII secolo.

Risulta attualmente quasi completamente intonacata con malta di calce sia esternamente che internamente. E' costituita da un'unica navata a pianta rettangolare, scandita in quattro campate da archi a sesto acuto in conci di trachite. Su uno dei lati corti della navata, in posizione opposta rispetto alla porta principale d'ingresso, si inserisce lo spazio occupato dal presbiterio e dall'abside, rialzato da un gradino rispetto alla navata, ospitante l'altare in muratura con il sovrastante gruppo scultoreo del Santo e in posizione più avanzata verso la navata, la mensa in legno per la celebrazione dell'Eucaristia.

Sul lato sinistro e destro e posteriore sono presenti delle sedute coperte con lastre di trachite. Il corpo del presbiterio risulta aggiunto, presenta pianta rettangolare, copertura con volta a botte con imposta segnata da una robusta cornice, ingentilito nelle pareti laterali da due scuffie lanceolate dove si inseriscono due finestrelle. Sempre dal presbiterio si accede alla sacrestia, attraverso una porticina con architrave monolitico in trachite, recante questa incisione " HOC OPUS ANO DMN 1834" (probabilmente fu l'anno che ha determinato lo stato attuale dell'edificio con la costruzione del presbiterio).

La navata in prossimità degli ingressi principale e laterale, della terza e quarta campata di sinistra, presenta tracce dell'originaria pavimentazione in trachite, coperta attualmente da una recente realizzata in marmette, mentre nelle pareti laterali della prima campata risultano inoltre visibili sia dall'interno che dall'esterno due arconi obliterati. La copertura della navata è in travi e arcarecci in legno con cannicciata e manto di copertura in coppi.

Sulla facciata principale, il portone d'ingresso è racchiuso da due colonne su plinti in trachite, che reggono una trabeazione rettilinea. Altri due plinti, di modeste dimensioni sostengono due colonnine alveolare terminanti in capitelli e fascione floreale portanti l'arco a tutto sesto a ghiera gradonata. Sull'architrave gradonato poggiante sulle due colonne laterali, si apre una finestra quadrangolare con profondo sguancio gradonato. Sul lato destro del prospetto si inserisce un modesto campanile a vela e sullo stesso fianco corre un porticato coperto in coppi con la stessa falda della copertura dell'aula. Il portico è sostenuto da otto colonne in trachite impostate su massicci plinti dello stesso materiale, sormontate da capitelli con tori e gole con mensole che reggono l'architrave ligneo della copertura.

L'area circostante la chiesa è delimitata attualmente per tre lati da una serie di costruzioni che occupano attualmente una superficie di circa 300 mq, che racchiudono lo spazio del sagrato, chiamato dai Nughedesi "sa corte de sa festa", cioè "la corte (cortile) della festa". Si tratta di edifici costruiti con pietrame trachitico reperito in loco legato con malta di calce e fango, piccole casette che servivano di rifugio ai fedeli che in passato vi trascorrevano tutto il periodo della novena e della festa. Allo stato attuale queste costruzioni comprendono:
- 12 "Muristenes": piccole abitazioni costituite da un unico vano, a pian terreno, che in occasione della novena vengono concesse a chi ne fa richiesta;
- 3 "Muristenes" parzialmente crollati;
a) il perimetro della casa denominata "casa rettorale" costruita originariamente su due livelli;
b) un loggiato, utilizzato durante la festa per i servizi gastronomici; Sito Comune.

DA SILANUS A SAN BASILIO. Ogni 31 agosto giunge un gruppo di pellegrini provenienti da Silanus, distante 40 km. Partono dal giorno 30 e ricevono ospitalità per la notte da un allevatore di Sedilo. Nel loro itinerario attraversano le campagne di Dualchi, Noragugume, prima di giungere alla chiesa campestre di San Basilio. I pellegrini qui hanno un muristenes tutto loro sin dal 1950. Giunti sul posto, gli obrieri provvedono alla loro accoglienza. 

SEDILO. SAN COSTANTINO E SAN GIACOMO

SEDILO. Su Frontigheddu, punto di partenza de l'Ardia
SEDILO. Su Frontigheddu, punto di partenza de l'Ardia
L'ampio cortile del novenario San Costantino Magno
L'ampio cortile del novenario San Costantino Magno
Parco Iloi. Una delle due tombe dei giganti
Parco Iloi. Una delle due tombe dei giganti

SAN COSTANTINO

In sardo è noto come Santu Antinu. La chiesa campestre di san Costantino, nel territorio di Sedilo, si affaccia sullo splendido scenario del lago Omodeo, il più grande invaso artificiale dell'Isola (per molto tempo il maggiore d'Europa). Lungo il perimetro del santuario sono disposte le costruzioni destinate e all'accoglienza dei pellegrini, dette cumbessias o muristenes.

Non si conosce l'anno di fondazione ma è certo che San Costantino Imperatore è di antichissima origine. L'attuale impianto risale al XVI secolo, in stile gotico catalano e ha subito una ristrutturazione nel XVIII secolo. Del primo impianto rimane il presbiterio a pianta quadrangolare con volta a crociera e costoloni con peducci scolpiti alla base. L'aula, divisa in tre navate da pilastri e archi a tutto sesto, è voltata a botte. L'interno è concluso, a ridosso del presbiterio, con un arco ogivale. La facciata, in trachite rossa a vista, è a terminale curvilineo. Il portale è sormontato da timpano retto da due semicolonne. Ai lati e all'interno del timpano vedrai tre nicchie, mentre sopra si apre una finestra rettangolare. Sul lato sinistro della facciata si innalza un piccolo campanile a vela. All'interno del santuario sono esposti numerosi ex voto.

Attorno alla chiesa si svolge, al tramonto del 6 e all'alba del 7 luglio, s'Ardia, spettacolare corsa a cavallo in onore del santo, che ricorda la battaglia di Ponte Milvio tra Costantino e Massenzio. È uno degli eventi identitari più suggestivi della Sardegna e richiama migliaia di visitatori attratti da fascino e spericolatezza. Il rituale prevede la guida de sa prima pandela (capocorsa), seguito da altri due cavalieri e da tre scorte che simboleggiano Costantino e suo esercito. Altri cento cavalieri, invece, rappresentano i pagani guidati da Massenzio.

Santuario e Ardia sono i simboli del borgo di Sedilo, caratterizzato, oltre che da tradizioni ataviche, anche da antiche dimore di pietra. Il suo territorio è perfetto per escursionisti a piedi, in bici o a cavallo, in particolare le sue foreste con percorsi segnalati. Da non perdere è il parco geologico, al cui interno, sulle sponde del lago Omodeo, c'è la reggia nuragica di Iloi (risalente al Bronzo medio-recente), composta da nuraghe trilobato, villaggio e due tombe di Giganti. Poco distante un'altra importante testimonianza nuragica: la fonte sacra di Puntanarcu. E nelle vicinanze c'è anche la necropoli di Ispiluncas, costituita da una trentina di domus de Janas, testimoni della frequentazione prenuragica del territorio. Fonte: SardegnaTurismo

SODDÌ. SANTA MARIA MADDALENA

SODDì. Parrocchiale dello Spirito Santo
SODDì. Parrocchiale dello Spirito Santo

SANTA MARIA MADDALENA

Soddì sorge a 250 metri sopra il livello del mare. Sino al 1979 è stato frazione del comune di Ghilarza. Dal suo centro abitato si può osservare il lago Omodeo e le montagne circostanti territorio nel quale è presente la famosa foresta fossile risalente al periodo del Miocene. 

Il territorio di Soddì ricco di una lussureggiante macchia mediterranea vanta diverse testimonianze di epoca preistorica, nuragica, punica romana e aragonese. Di particolare interesse è la chiesa parrocchiale dedicata allo Spirito Santo e la chiesetta campestre di Santa Maria Maddalena. Adiacente al Lago è possibile ammirare i resti della famosa foresta fossile pietrificata. L'economia del paese si basa prevalentemente sulla pastorizia.

Il territorio ricco di testimonianze di un antico passato presenta domus de janas, nuraghi, villaggi e tombe di giganti.

Sul territorio sono stati ritrovati resti di urne cinerarie, ceramiche e monete che attestano la presenza umana in periodo punico e romano.

Tra il VI e VII sec. d. C. il comune fu dominato dai bizantini, fecendo parte del Giudicato d'Arborea ovvero divenendo così uno dei centri più importanti della curatoria del Guilcer. Fino al 1478 Soddì fu annessa al Marchesato di Oristano passando alla Corona d'Aragona. Fonte: Sito Comune

SORRADILE. SAN GIOVANNI DEL BOSCO

SORRADILE. Pellegrine e sullo sfondo, S. Giovanni del Bosco
SORRADILE. Pellegrine e sullo sfondo, S. Giovanni del Bosco

SAN GIOVANNI DEL BOSCO 

Già San Giovanni di Monte Ecclesia.

La chiesa campestre di San Giovanni sorge nella zona denominata Monte Cresia, a qualche chilometro dall'abitato su un'altura da cui si può scorgere l'intero paese e oltre 25 altri. La costruzione, restaurata nel 2008, presenta un'unica navata con portale centinato all'ingresso e una luce aperta sul lato opposto dove doveva trovarsi il presbiterio.


Una leggenda diffusa tra i sorradilesi narra che questa costruzione sia recente, realizzata tra il 1927 e il 1933 circa, e che sia stata commissionata da un nobile del paese come voto per la guarigione del figlio o della moglie da una grave malattia.La costruzione, sorta probabilmente nell'antico sito di San Giovanni, non sarebbe stata portata a compimento a causa della morte del figlio o della moglie.

Il dato certo è che, in questo sito, una chiesa dedicata al martire decollato, esisteva molto prima del 1933. Il primo documento relativo alla chiesa, è datato 1570 e se ne hanno notizie fino al 1800 circa (viene anche citata dal Casalis). Un ulteriore problema è costituito da una diversa intitolazione, mutata nel corso del tempo, da San Giovanni di Monte Ecclesia a San Giovanni del Bosco.

Degli arredi più antichi resta un trittico, conservato oggi nella parrocchiale di Sorradile, raffigurante al centro San Giovanni e ai lati San Pietro e San Paolo, che riporta un'iscrizione che indicherebbe la commissione del quadro da parte dei confratelli nell'anno 1695. Secondo il Libro Storico della parrocchia il primo impianto costruito in questo sito andò distrutto intorno al 1890. [testo di Lara Crobu]. Sito Comune Sorradile

SORRADILE. SANTA MARIA TURRANA

SORRADILE. Santa Maria Turrana
SORRADILE. Santa Maria Turrana
Pelligrina indica la roccia detta Su Beccu
Pelligrina indica la roccia detta Su Beccu

SANTA MARIA TURRANA

L'antica chiesa di Santa Maria Turrana, è situata in località "Turrana", agro di Sorradile, ai piedi del monte "Cresia", in prossimità del suggestivo canale dove scorre il Rio "Su Molinu", al confine con Ardauli.

Costruita forse nel 1573, questa costruzione, che tutt'ora dispone di un proprio spazio libero e verde tutt'attorno, risulterebbe ben più antica, a dar fede ad una pergamena scoperta durante uno degli ultimi restauri dei primi anni del 1900, nel corpo dell'altare maggiore dov'è stata riposta.

Secondo il documento, ancora conservato nella chiesa, il suo primo impianto risalirebbe al lontano 1250. L'edificio, ad unica navata, presenta sul fronte esterno un ampio porticato, che in origine doveva avvolgerlo per due terzi, anche lungo i fianchi. 

La chiesa rivela il suo valore, oltre che per la vetustà delle sue origini, anche per l'eleganza e la schiettezza romanicheggiante del suo impianto tipico dell'architettura chiesastica campestre. 

L'edificio, ad unica navata, presenta un porticato che l'avvolge lungo i fianchi e offre una ricca gamma di elementi decorativi assai frequenti in altre zone dell'isola. Nel sec. XX ebbe degli accrescimenti della testata absidale e dal lato terminale destro. Probabilmente si tratta dei lavori realizzati dal Rettore Cosimo Manca quando, intorno alla fine dell'800 primi '900, fece ampliare il coro, risistemare la facciata e fece conservare la pergamena, ritrovata durante i restauri. 

In seguito, in diverse riprese, l'edificio ebbe dei parziali interventi di restauro. La chiesetta fu travolta da un immenso incendio estivo nell'anno 1980, e la sua parziale ricostruzione fu realizzata dai volontari del paese.
[testo di Lara Crobu] . Ex Sito comune di Sorradile

SORRADILE. SAN NICOLO' DI NUROTZO

SORRADILE. San Nicola di Nurotzo
SORRADILE. San Nicola di Nurotzo

SAN NICOLO' DI NUROTZO

La chiesa campestre di San Nicola di trova nel sito dell'antico villaggio chiamato Nurozo. Il toponimo è citato già nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado nel 1260.

Il sito si trova a breve distanza dalle domus de janas di Prunittu, dove è stata riscontrata la presenza di riutilizzi in epoca medievale probabilmente assolvendo la funzione di sepolture rurali in relazione alla presenza del villaggio di Nurotzo.

La chiesa risale alla seconda metà del XII sec., ha un impianto mononavato con abside a nord-est e copertura lignea. Alle sue murature in conci trachitici di media pezzatura tagliati con regolarità si addossano corpi di fabbrica seriore che ne occultano parzialmente il fianco meridionale, per il resto intonacato, l'altro fianco è di costruzione moderna. 

Nel Libro Storico infatti, sotto il Rettore Cosimo Manca, sono stati fatti dei lavori di ristrutturazione e vennero anche realizzati i muristenes. 

La facciata ha una protome zoomorfa al centro della cornice basale del frontone e in asse con il portale architravato, in origine probabilmente lunettato con arco di scarico semicircolare. L'abside ha zoccolo a scarpa dritta e cornice sgusciata come quella che corre lungo i terminali dei fianchi. [...].

Inoltre il Rettore Manca, segnala nel Libro Storico, la presenza di un trittico dedicato al Santo di cui oggi non si ha più nessuna traccia. Nella zona è attestata anche la presenza di un cimitero di cui si fa menzione anche in documenti della seconda metà del 1600 circa.

[Testo di Lara Crobu] Ex Sito di Sorradile

TADASUNI. SAN MICHELE

SAN MICHELE

TADASUNI. La chiesa campestre San Michele, scelta per il cammino Around the Lake Omodeo, dista appena 1 Km in salita dalla chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari.

L'impianto è di modeste dimensioni e, rispetto, alle altre chiese campestri della zona è privo delle abitazioni (muristenes) per accogliere i pellegrini. Con tutta probabilità a motivo della breve distanza dal centro abitato. La chiesa ha un'unica navata con tetto a capanna e la facciata è intonacata. Inoltre, è priva di decorazioni, fatta eccezione per un piccolo campanile in basalto. Il portale di ingresso, è in pietra di trachite ornato da leggeri motivi geometrici. Il sagrato ed il piazzale sono in terra battuta. Sul lato destro è stato allestito uno spazio per poter consumare i pasti in occasione della festa e non solo.

Notevole il panorama che si gode dal sito di San Michele, mentre lo sguardo si volge all'intorno verso il lago Omodeo e gran parte del Barigadu, tanto da poter essere definito un mirador.

La festa si svolge dal 21 al 29 Maggio.  

ULA' TIRSO. SANT'ISIDORO

SANT'ISIDORO

La chiesa rurale, di recente costruzione, si trova in località "Besela sos Zuannis". Negli anni Ottanta, un fedele espresse a don Ignazio Pau il desiderio che si edificasse una chiesa campestre, essendo Ula Tirso l'unico paese ad esserne sprovvisto.

Fu don Antonello Demurtas a scegliere il nome di Sant'Isidoro agricoltore e a dar corso al cantiere. Si gettarono così le fondamenta e parte delle mura, con voto unanime della comunità. I lavori, però, dovettero interrompersi per mancanza di fondi. Nel 1996 don Valerio Casula potè continuare grazie a 9.452.685 lire offerti dal Comitato pro erezione Chiesa SanT'Isidoro mentre partiva al contempo una nuova raccolta per finire l'opera. Inoltre, una famiglia, a motivo della guarigione del figlio, regalò numerosi blocchi di tufo e persino un impresario russo, conosciuto da don Valerio a Cagliari, fu provvidenziale nell'offrire la trave centrale della navata.

Si dovette attendere comunque il 29 maggio 1999 per l'inaugurazione. La messa fu presieduta da Mons. Nicolò Deriu, e concelebrata parroco don Palmerio Fadda e dal predecessore don Valerio. Alla processione intervennero 15 cavalieri  e il gruppo folk di Abbasanta.

La festa si celebra l'ultimo sabato di maggio. Il comitato offre il pranzo a base di pecora (ben 17 nel 2022) e vini locali ai pellegrini, essendo la zona coltivata a vigneti.   

SANTA CHIARA. VILLAGGIO FANTASMA.

La chiesa Santa Chiara venne costruita nel villaggio di Santa Chiara negli ann 1917 - 1924 quando fu realizzata la diga che diede origine all'attuale Lago Omodeo. Il 28 aprile giunse il Re d'Italia Vittorio Emanuele III per inaugurarla (Video). A quei tempi si trattava del bacino artificiale più grande d'Europa. 

Il villaggio, con l'annessa chiesa Santa Chiara, venne costruito per alloggiare i dipendenti dell'allora Società Elettrica Sarda, che lavoravano al servizio della diga. Per decenni il villaggio fu abitato da circa 450 persone, all'interno del borgo oltre agli edifici che ospitavano i dipendenti, c'erano anche un cinema e una chiesa.

Ma intorno agli anni ottanta le cose cambiarono e arrivò per la vecchia diga il momento dell'oblio. Per via di alcune importanti lesioni che potevano rendere critico lo sbarramento, la diga e la centrale idroelettrica vennero dismesse e nel corso degli anni il villaggio venne abbandonato.

Nel 1997 venne inaugurata la nuova diga, che prese il nome di Eleonora d'Arborea.

BORONEDDU - ZURI - NEONELI

SAN SALVATORE


BORONEDDU. Il paese, sotto il giudicato d'Arborea, è citato per la prima volta nel condaghe di Santa Maria di Bonarcado con il nome originario di Orene - altrove è detto Borene -, villaggio medioevale, di cui resta solo il novenario di san Salvatore, a due chilometri dal paese. La chiesa, frutto di aggiunte e rifacimenti nel corso dei secoli. Il santuario custodisce un concio di basalto troncoconico su cui è scolpita in bassorilievo una croce bizantina ed è sede delle celebrazioni del santo a metà settembre. 


San Salvatore attualmente fa parte di un complesso religioso temporaneo (novenario) i cui muristenes sono ad essa addossati costituendo un unico volume.

L'incendio della metà del XIX secolo ne distrusse il tetto, l'antica statua e diverse soppellettili. Le varie ricostruzioni e rimaneggiamenti ne hanno modificato la struttura originaria. La configurazione attuale è, infatti, frutto di aggiunte e rifacimenti. La chiesa è ad unica navata, spartita da tre archi diaframma ribassati in trachite poggiati su pilastri.
Sulla facciata, alla destra del portale d'ingresso, sono visibili due incavi che anticamente contenevano le ciotole policrome maiolicate di cui non resta traccia. Fonti: Sardegnaturismo e Sito Comune
ZURI. Passaggio del gregge
ZURI. Passaggio del gregge

SAN PIETRO APOSTOLO 


ZURI. La piccola comunità di Zuri, unico tra i paesi non solo del lago ma nel lago, avendo subito la traslazione della chiesa San Pietro nel 1924, da dove ora si trova il bacino, a non aver ritenuto necessaria l'edificazione di una altra chiesa campestre. E, tuttavia, l'antichità, la bellezza, la grandiosità della chiesa romanica, unitamente alla sua storia, continua ad attrarre quotidiamenente oggi per lo più turisti e un tempo i pellegrini da sempre come appare anche dal simbolo inciso diverse volte lungo le pareti esterne della chiesa in stile romanico del XIII secolo.

ZURI-S.PIETRO. Simbolo del cammino
ZURI-S.PIETRO. Simbolo del cammino
ZURI-S.Pietro. all'ombra del campanile
ZURI-S.Pietro. all'ombra del campanile
NEONELI. S'Angelu
NEONELI. S'Angelu

SA CRESIA E S'ANGELU

NEONELI. Il Santuario campestre dell'Angelo, denominato "Sa Cresia e S'Angelu", è situato nel territorio del Comune di Neoneli (Oristano), nell'estremo confine del Barigadu col Mandrolisai, a circa 3 km a est del centro abitato. 

CENNI STORICI Il Santuario campestre dell'Angelo può essere inquadrato nella serie dei centri religiosi temporanei, che si diffusero anche in Sardegna, soprattutto durante l'età spagnola. Ma sulla datazione di fondazione della Chiesa dell'Angelo risultano fonti discrepanti. Raimondo Bonu attestava che la chiesa dell'Angelo Gabriele venne eretta per volere del parroco Spanu da Tonara e da lui stesso benedetta il 21 giugno 1640, mentre Vittorio Angius, nel 1843, riteneva che la costruzione avesse una datazione più recente nel 1700.

L'ipotesi cronologica più accreditata sembra essere proprio quella del Bonu, il quale indica l'avvio dei lavori nel 1619 e il loro successivo completamento nel 1640, come testimonia anche il brano seguente:

 "La Chiesa rurale di S.Gabriele fu fabbricata dal muratore Antioco Argiolas per incarico del rettore parrocchiale Spanu, nativo di Tonara, e benedetta nel ventuno giugno dell'anno Mille Seicento Quaranta, come leggesi nella cornice dell'arco del presbiterio. L'altare trovavasi collocato nel muro maestro col nicchio della colossale immagine del Santo Arcangelo, formato da tavole e con portine che all'aprirsi rappresentavano da un lato l'Arcangelo Gabriele che annunciava alla SS. Vergine l'Incarnazione del Verbo e dall'altra la SS. Vergine Annunciata Il rettore Sias fece mettere sotto il primo arco un altare in pietra marmorizzata e dove era l'altare ed il nicchio vi aperse un finestrone senza vetri, come vedesi al presente. Nel 1873, il Sig. Salvatore Murgia sindaco del Comune, aperse a sue spese un finestrone nella facciata di essa chiesa, ed il Rettore vi collocò un'invetriata a spese della chiesa. La campana è stata data al S. Arcangelo dallo stesso Sig. Murgia (Passo di Domenico Uselli Rettore Parrocchiale tratto dal Libro dei Decreti della Parrocchia di Neoneli, 28 agosto 1885)." 

Continua.

Fonte: Sito Comune

Non tutto appare nel sito

Siamo consci che non tutte le chiese di questi 11+3 appaiono in questo sito. Il territorio è molto di più di quanto abbiamo voluto raccogliere in questo spazio. Affidiamo alla vostrà bontà e disponibilità l'incarico di segnalarci eventuali dimenticanze ed errori presenti in queste pagine come pure del materiale per arricchiere queste notizie stringate. Vi ringraziamo sin da ora per quanto invierete. don Ignazio.